La Casa di Via S.Anna

Via Sant'Anna, angusta e chiassosa, si trova nel cuore della vecchia Catania, poco distante da piazza Duomo. Qui, al n.8, in una vetusta dimora a tre piani del tardo settecento, in attesa di restauro, di nobile famiglia, nacque e morì Giovanni Verga. Qui, come recita la lapide posta al 2° piano tra i balconi della camera da letto, "formò il suo mondo e lo concluse nell'immortale potenza dell'arte".

Arrivare in Via S.anna è semplice. Da piazza Duomo si percorre la via Garibaldi, per circa 500 metri, la seconda traversa a destra, dopo piazza Mazzini è via S.Anna.

La Casa Museo è aperta dal martedì al sabato, dalle 9 alle 16. Il mercoled' ed il venerdì l'orario di chiusura è posticipato alle 18. La domenica (tranne in qualche data speciale) ed il Lunedì è chiusa. Il numero telefonico di Casa Verga è 095-7150598.

Casa Verga, nella vecchia Catania


Illuminato da rigorosi balconi che si aprono su via Garibaldi (via Ferdinandea fino al 1862), su via Sant'Anna e su una corte interna quadrangolare, il palazzo è oggi sede del Museo regionale che accoglie la biblioteca dello scrittore e gli essenziali arredi. Un portone ad arco a tutto sesto, ornato di fregi neoclassici, ed un marmoreo scalone, fiancheggiato da un'elegante balaustra, immettono in casa Verga al 2° piano. Una casa che colpisce il visitatore per l'austera sobrietà ben lontana dallo sfarzo, dal kitsch talora, del sontuoso ‘monumento’ "Il Vittoriale degli Italiani" che Gabriele d'Annunzio costruì a se stesso a Gardone Riviera. Eloquenti testimonianze di due antitetiche personalità e stili di vita.

I balconi di Casa Verga

Nella sala d'ingresso ci sono una scrivania che lo scrittore aveva con sé nel soggiorno milanese e, nella parete di fronte, un'incisione di Francesco Di Bartolo da "Gli Iconoclasti" di Morelli. Da destra si accede all'antico salotto. Vi si trovano un busto di gesso brunito di Verga, opera dello scultore Bruno (copia dell'originale in bronzo ubicato al Convitto Cutelli), una maschera di cera, eseguita nel 1863, del padre Giovanni Battista Verga Catalano, custodita in un cofanetto di mogano, e, a muro, una vistosa pergamena policroma in cornice coeva di Alessandro Abate dono allo scrittore, in occasione delle onoranze per il suo ottantesimo compleanno (2 settembre 1920), dei Soci del Circolo Unione (in via Etnea, angolo via Carcaci), meta delle quotidiane passeggiate dell'ultima stagione.

Pergamena ricevuta per l'ottantesimo compleanno

Al centro dello studio-biblioteca, sotto un elegante lampadario che un tempo funzionava a petrolio, vi è un robusto tavolo di noce intagliato, sul cui piano di panno blu giacciono un tagliacarte di porcellana, un tampone, la riproduzione della campana di Rovereto in terracotta con miniature eseguite dall’amata Contessa Dina Castellazzi di Sordevolo, il calco in bronzo delle sue affusolate mani, opera di Felici, con le dita delicatamente piegate e mollemente adagiate.

Lo studio - Biblioteca

Ancora un dono, un bassorilievo di ottone su lastra di marmo, opera di Nicolini, che riproduce l'Etna, i Templi greci, il mito, con la dedica "A Giovanni Verga luminoso interprete e significatore dell'anima siciliana romanzatore principe della Nuova Italia nel LXXX anno bene augurando i concittadini orgogliosi".
Vicino al balcone l'alto leggio-scrittoio dove si vuole che Verga lavorasse in piedi (ma il nipote Giovannino Verga Patriarca, erede dello scrittore, non lo vide mai in tale non comoda positura).
Alle pareti, sopra la libreria, il ritratto ad olio dello scrittore eseguito da Amedeo Bianchi che guarda, sulla parete di fronte, quello del maestro Antonio Abate.

Il bassorilievo di Nicolini

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Tutt'intorno le librerie di noce riccamente intagliato ove sono collocati in bell'ordine duemila e trecento volumi. Di vario colore le rilegature con le scritte in oro. I volumi di d'Annunzio affiancano quelli di Marinetti. Con Capuana De Roberto, con Fogazzaro Campana, con De Amicis Lucini, con Borgese D'Ambra. Ben presente la produzione teatrale e quella dialettale dal Maura (recuperato dal Capuana) al Meli, e ancora Belli, Di Giacomo, Porta, Russo, Di Giovanni, Martoglio. Di Pirandello soltanto Il fu Mattia Pascal. Non mancano i francesi, Flaubert, Daudet, Maupassant, Zola, Rod, i fratelli de Goncourt e i russi, Dostoevskij, Gogol, Gor'kij, Puskin, Tolstoj, Turgenev, frequentati nella traduzione francese.
Molti volumi recano la dedica autografa degli autori ora affettuosa, ora scherzosa, ora rispettosa, ora ammirata.

I libri nella biblioteca


Nell'austera camera da letto, divisa in due sale da ampio architrave su mensole, troviamo: un trumeau, un camino rivestito di noce sormontato da specchio, posto tra due porte che negli stipiti superiori recano dipinti di gusto neoclassico, un armadio a tre ante con specchiera che custodisce cinque abiti da cerimonia, due cappelli, una tuba ed una bombetta, una cappelliera. E ancora: uno scrittoio, il letto da scapolo ed il comodino su cui la notte della scomparsa (27 gennaio 1922) giaceva l'ultimo libro ricevuto in dono, il Natio borgo selvaggio di Ferdinando Paolieri, sul libro la lente da presbite, una residua candela nella bugia di porcellana bianca.

La camera da letto

Alle pareti della stanza da letto, inframezzata da numerose aperture, qualche foto sbiadita del nipote Marco (riprodotto pure nel quadro ad olio del 1905 di Michele Guaita che lo stesso anno, da una foto di studio, ritrae Verga, con bombetta e bastone), della cognata Ersilia Patriarca, moglie del fratello Pietro, ritratti del padre e dello zio Salvatore Verga Catalano, dei Di Mauro e, insieme, sopra una losanga di velluto rosso, cinque piccole foto della madre, del padre, del fratello, della sorella e di mamma Vanna, la vecchia zia spesso ricordata nelle lettere del soggiorno fiorentino del 1869.

Il Monastero di Santa Chiara, visto dalla camera da letto

Attraverso un piccolo ambiente, oggi arredato con un vecchio divano, una stufa, e alle pareti il ritratto del nonno Giovanni Verga Di Stefano e riproduzioni fotografiche di dipinti di Velásquez, Rembrandt e Murillo, si giunge ad un'altra stanzetta con lettino in ferro battuto, un comodino e una cassettiera, due disimpegni e alle pareti due incisioni di Francesco Di Bartolo e una di Eleuterio Pagliaro.
Ultima tappa la sobria sala da pranzo arredata da un dipinto di Calcedonio Reina del 1897, dalla foto di un autoritratto di Rembrandt, dal tavolo e da tre credenze di noce di cui una contiene mimetizzato uno scendivivande, dotato di un campanello e collegato con la cucina del piano superiore, unica signorile comodità di una solitaria esistenza da scapolo sempre gelosamente difesa.

Lo scendivivande mimetizzato

Dopo quasi vent'anni d'oblio, l'11 gennaio 1940, Casa Verga è dichiarata monumento nazionale. Il 5 marzo 1960 il Comune di Catania delibera un contributo annuo di un milione e mezzo di lire e di due milioni una tantum per spese d'impianto. Poi ancora silenzio.
Il 23 febbraio 1980 la casa è stata acquistata dalla Regione Siciliana per 140 milioni. Quattro anni dopo, grazie allo stanziamento di 170 milioni, è stata restaurata e aperta al pubblico. Un primo restauro lo scrittore vi aveva apportato con i proventi ricavati dalla transazione della causa contro Mascagni-Sonzogno per i diritti di Cavalleria rusticana.

L'elegante lampadario dello Studio - Biblioteca

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